I 3 MOMENTI DI UNA STORIA (E COME CREARLI).

I 3 MOMENTI DI UNA STORIA (E COME CREARLI).

Se costruire una storia efficace, catturare l’attenzione e far sì che il tuo messaggio venga ricordato ti appare come un’impresa degna di Hercules, non temere, sei atterrato all’interno dell’articolo giusto.  

Anche se non hai nessun super potere e non sei il figlio di una divinità sono certo che ce la faremo 😉 .

In questo articolo ti mostrerò i primi passi per iniziare a costruire una storia efficace, un racconto che possa aiutarti a trasportare i tuo messaggi aziendali con successo.  

Sei pronto?  

Puoi iniziare subito a creare un racconto efficace sviluppando una struttura composta da tre momenti: 

Inizio. 

Sviluppo.

Conclusione. 

Perché una storia possa dirsi efficace, è necessario che ognuno di questi tre elementi possieda una serie di determinate caratteristiche. 

Vediamo subito insieme di cosa si tratta. 

L’ INIZIO DI UNA STORIA 

photo by Tim Gouw

Il compito di un’introduzione è quello di trasportare il tuo pubblico all’interno del contesto che ritieni più adatto al tipo di messaggio che vuoi comunicare. 

Ogni tua storia dovrebbe introdurre l’ascoltare collocandolo in un tempo ed in uno spazio ben precisi. 

Un’introduzione efficace dovrebbe suonare più o meno così:

Quando ero bambino e vivevo in Svizzera… 

Questa mattina ero fuori a portare il cane per una passeggiata e… 

In terza elementare il mio compagno di banco si chiamava Mariorino… 

Da bambino andavo sempre all’oratorio durante le vacanze estive… 

Una buona introduzione inquadra immediatamente un tempo ed uno spazio ben definiti, un passaggio necessario per ancorare l’attenzione e mantenerla. 

Fare riferimento ad una data ed a un posto ben precisi indica a chi ti ascolta che hai intenzione di raccontare una storia al posto di annoiarli con una serie di numeri e di dati anonimi tratti dalle ultime ricerche di mercato.     

Quando si affronta lo studio di un’introduzione è di fondamentale importanza evitare la confusione. Evita di esagerare con i dettagli e decidi a monte i fatti che vuoi raccontare, questo ti aiuterà ad impostare una cornice ben definita. 

Photo by Glenn Carstensglenn

Insomma, sii chiaro e vai dritto al punto. Questo ti aiuterà nello…  

…SVILUPPO DI UNA STORIA 

Superato il primo ostacolo, il resto è… in salita. 

Comporre un’ottima introduzione è solo l’inizio (in tutti i sensi).  

Lo scopo di un’introduzione è definire il contesto in cui si svolgono i fatti accompagnando l’ascoltatore verso il cuore del racconto.  

Se vuoi evitare di rendere vani tutti i tuoi sforzi per produrre un’introduzione incredibile, è necessario che lo sviluppo della storia sia all’altezza dell’introduzione.  

Quando si è in preda al furore creativo è facile lasciarsi trasportare. 

Per controllare tanta potenza creativa, ti invito a seguire il suggerimento di Mies van der Rohe, celebre architetto tedesco, autore dell’aforisma  

“Less is More” (Mies van der Rohe). Condividi il Tweet

Che letteralmente si può tradurre con “Meno è più”

Se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere le sue opere, sceglierei la parola “essenziale”

In ogni suo progetto ogni elemento inutile viene eliminato, per lasciare spazio solo a ciò che conta davvero, l’essenza. 

Non per nulla, le sue opere sono state definite capolavori. 

Se vuoi che i tuoi clienti si esaltino di fronte ai tuoi messaggi, devi abbracciare lo stesso rigore di Mies.  

Photo by k8

È necessario che tu abbia la disciplina che serve per eliminare i dettagli irrilevanti della tua storia, anche se pensi che questi dettagli siano divertenti e ti fa piacere condividerli. 

Rifletti su ogni riga che inserisci.  

Risulta essere in linea con il messaggio che vuoi diffondere?  

O meglio ancora, riguarda la TUA storia e la TUA voglia di condividerla? O la storia dei TUOI clienti e dei LORO bisogni? 

Insomma, lo fai per te o per l’azienda? 

Evita inoltre di inserire fatti, dati e personaggi inutili all’interno della tua storia. Quando utilizzi troppi dati, riduci le possibilità che il tuo pubblico riesca a stabilire una connessione emotiva con il tuo messaggio.  

Se le tue storie includono delle persone, ti suggerisco di chiamarle per nome. 

Se la storia riguarda tuo figlio, nominalo. Se riguarda tua ragazza nominala (chiamarla moglie, ragazza o amore non vale). Nomina anche il tuo migliore amico o il tuo insegnante di yoga. 

Citare Arcibaldo il meccanico è diverso da citare il meccanico se questo personaggio ha un ruolo chiave nel racconto che hai pensato. 

Il segreto è nominare i personaggi principali, non ogni persona che compare all’interno della storia. 

UTILIZZA UN LINGUAGGIO SEMPLICE  

Una storia non è un comunicato aziendale. È sempre necessario ricordare l’obiettivo per cui racconti una storia: creare una connessione emotiva con chi ti sta ascoltando. Per raggiungere questo obbiettivo è necessario che il tuo racconto sia facilmente comprensibile.  

Come appare solitamente un comunicato aziendale. Photo by Vardan Harutyunyan

Dire a tua moglie “mi spiace Arnalda, purtroppo, a causa di fattori dovuti alla logistica non riusciremo a raggiungere l’obbiettivo che ci siamo prefissati prima dell’evento” non è la stessa cosa che dire “Cara mi spiace, ma avevano finito la vernice, non credo la cameretta sarà pronta per la nascita del pupo”. 

Troppo spesso quando si tratta di comunicazioni aziendali si utilizza un linguaggio tecnico che soffoca l’emozione. Si utilizza ansioso piuttosto che spaventato, disappunto al posto di triste.  

Ricorda che il vantaggio migliore derivante dall’utilizzo delle storie deriva dalla connessione che si stabilisce con i tuoi clienti, non vanificare tutto utilizzando parole complicate riservate ai soli addetti ai lavori, rischi di sterilizzare tutti gli sforzi fatti. 

Concludere la tua storia ed esser sicuri che essa sia connessa ad un messaggio chiaro è uno degli aspetti più difficili dello storytelling.  

Una conclusione efficace è composta da tre parti: 

Un “ponte” che porti la attenzione del tuo pubblico di nuovo sul tuo business. 

Un “collegamento”, una frase che colleghi la storia che hai raccontato al messaggio che volevi trasferire. 

Infine medita di inserire una pausa, un tempo vuoto necessario per permettere al messaggio ed al suo significato di sedimentare e colpire l’ascoltatore (creando un effetto wow)

Una tipica reazione alla conclusione di una storia. Photo by Patrick Fore

Per legare lo sviluppo al momento “ponte” puoi utilizzare delle frasi come: 

Ho condiviso questa storia con te perché… 

Per legare il tuo sviluppo al momento del “collegamento” puoi utilizzare delle frasi come: 

Ora, immagina se potessimo raggiungere questo obiettivo.

Pensa a cosa potremmo fare se solo se… 

Inoltre, se vuoi esser sicuro che la tua conclusione sia più interessante e rispettosa, ti consiglio di provare ad utilizzare il noi anziché il tu. 

“Immagina se noi potessimo” è  più coinvolgente rispetto ad un “prova a farlo” oppure ad un “è necessario che tu inizi a…”. 

Ultimo consiglio: Non concludere mai la tua storia con “la morale è…”.  

L’ultimo elemento della chiusura riguarda la pausa.

Il momento che riguarda la pausa non dovrebbe occupare un lasso di tempo troppo lungo, uno o due secondi sono sufficienti. E’ in quella porzione di tempo che il tuo pubblico metabolizza la tua storia ed il tuo messaggio. Prepara con cura lo stacco e sopratutto sii consapevole che è in quel momento che la magia avviene 😉 . 

Photo by Almos Bechtold

Ora che sai come iniziare ad impostare una storia, è quasi giunto il tempo di lasciarti andare a diffondere i tuoi messaggi. 

Prima di farlo, ritengo necessario condividere con te alcune raccomandazioni su…  

COME UTILIZZARE CORRETTAMENTE LO STORYTELLING 

Alla base di ogni rapporto umano c’è la fiducia.

Parole scontate? Forse. In ogni caso, preferisco ribadirlo. 🙂

Per rendere possibile lo sviluppo di un rapporto professionale è necessario che la fiducia non venga mai a mancare. 

E’ facile, quando si raccontano storie, cadere nella tentazione di inventare.  

Ti invito a non farlo. 

Perché una storia sia efficace è necessario che possieda due caratteristiche: l’autenticità e l’intenzione

Le tue storie devono essere totalmente autentiche, se non fosse altrimenti corri il rischio di mettere in dubbio la tua credibilità. Con tutte le ricadute del caso.  

Il secondo consiglio riguarda la precisione. 

Per poter raggiungere una chiarezza chirurgica, l’essenzialità tipica delle grandi opere, è necessario che a monte ci sia una forte chiarezza, insomma, il focus di un raggio laser.  

Photo by Gerardo Barreto

Ti suggerisco di porti domande come: “perché ho condiviso questa particolare storia? Che cosa voglio dimostrare? In che modo si relaziona con il mio business?” 

Avere un’intenzione cristallina significa anche avere bene a mente a chi ci si sta rivolgendo, identificando in che modo la tua storia si relaziona con il contesto aziendale. 

Per strutturare una narrazione efficace che coinvolga il tuo interlocutore è necessario capire a chi ti stai rivolgendo prima di iniziare a pensare anche una sola idea. 

Raccontare una storia a proposito di un lavapiatti se vendi lavatrici è decisamente irrilevante, a meno che non riesci a connettere la tua storia al mercato in cui operi (quello delle lavatrici) giungendo ad una conclusione coerente.  

Photo by Nik MacMillan

L’ultimo consiglio riguarda il contesto. 

Inserisci la giusta storia nel giusto contesto. 

Differenti situazioni richiedono differenti storie, molto dipende dal motivo per cui le stai condividendo.

Se stai provando a costruire una credibilità nella tua area di competenza, condividere storie di successi è senza dubbio più utile che condivide storie che ti hanno visto rialzare dopo dei fallimenti. 

Questa preparazione è necessaria per realizzare una storia che sia incisiva e rilevante, un racconto significativo che possa diventare un punto di riferimento lungo il tempo. 

ED ORA: “FAI DA TE, TE STESSO” 

Ci siamo! Siamo giunti alla fine: Grazie a questo articolo: 

Conosci i tre elementi di un racconto. 

Hai scoperto le caratteristiche principali degli elementi di una storia. 

Sai come sviluppare il tuo racconto. 

Sei consapevole degli errori da evitare. 

Per oggi è tutto.  

A presto. 

Vai piano.  

Mirko 

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Author

Mirko Sblendorio

Mirko Sblendorio

Forse sono un equilibrista. Fin da piccolo, grazie alla lettura ho assaporato il piacere dell’immaginazione ed il potere della fantasia. Se è vero che "penso dunque sono", la domanda che mi pongo spesso è dove sono quando leggo, penso o progetto? Credo di essere in bilico, tra il momento presente e quello che invece voglio diventi il prossimo.

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