Le luci della giostra illuminavano i nostri volti, di fronte a noi due cocktail, la luna piena ci accompagnava. Seduto al tavolino con questa sconosciuta (fino a poco prima), mi ritrovai a parlare del più e del meno di cosa ci si occupa nelle rispettive vite.

Mai avrei immaginato che fosse proprio lei a fornirmi la risposta che andavo cercando da quando sono uscito dall’università

“Ha ancora senso fare l’architetto?” e se sì, “Perché?”

Siamo onesti: le aspettative economiche sono prossime allo zero.

Di crescita professionale neanche a parlarne.

Completano il profilo straordinari, nottate varie ed eventuali ed un lavoro alla strenua di una fabbrica, disegna, cancella, disegna, cancella, disegna.

A discapito delle eccezioni, più o meno la vita di un giovane architetto all’interno di uno studio somiglia a questa.

La domanda che sorge spontanea è: perché ostinarsi a fare l’architetto?

Che senso ha la figura dell’architetto oggi, dove viene visto come un esecutore di pratiche edilizie (le stesse CILA, SCIA etc. che possono fare sia i geometri che gli ingegneri?

Seduto di fronte ad un tavolino di un bar, mentre mi descriveva la sua camera, lo scorcio di camera che vedeva dal soggiorno, disse:

“Sai mirko, quell’angolo mi da gioia”.

Fu come se Mike Tyson, Mohamed Alì e Ken Shiro mi avessero colpito nello stesso punto in simultanea.

In quel momento ho capito.

Lo scopo del fare architettura ha a strettamente a che fare con la felicità. Quando smettiamo di inseguire forme più o meno astruse e ci dedichiamo sul senso di ciò che facciamo, sul significato che gli spazi sul quale stiamo andando ad intervenire acquisiranno per chi li vivrà, allora potremo affermare che stiamo (provando) a fare architettura.

Lo spazio che mi ha fatto vedere nella foto del suo telefono era di una semplicità mostruosa, eppure guardando quell’immagine nella sua essenzialità mi sono quasi commosso.

Aveva donato gioia anche a me.

E chi avevo davanti nella vita faceva tutt’altro.

Aver dedicato del tempo e dell’energia a studiare una materia non significa che sei competente in quella materia, significa semplicemente che hai passato del tempo e dell’energia a studiarla.

L’architettura è un’arte lenta. Ci vuole tempo ad apprenderla, ci vuole tempo a praticarla, e ci vuole tempo per far nascere un progetto.

Non è una laurea a fare di me o di te un Architetto.

Mi spiace.

Detto questo, ritengo che una delle più grandi abilità di ogni artista, che sia architetto o scultore o pittore, sia la capacità di “rubare” da tutti.

Sempre.

Austin Kleon ha scritto “Quando qualcuno vi dà un consiglio, si sta in realtà rivolgendo a sé stesso nel passato”

Per questa ragione ho deciso di condividere con te i frutti dei miei “furti” in questi anni. Sono citazioni riguardo all’architettura che a mio avviso mi avrebbe fatto comodo leggere anni fa.

Ti avviso, non troverai molte citazioni da parte di architetti. Questo perchè parafrasando Mourinho che una volta disse ” chi sa tutto di calcio non sa nulla di calcio” trovo personalmente che “chi sa tutto di architettura non sa nulla di architettura“. 😉

Sei pronto? Bene allora iniziamo con la serie di perle!

“Se dev’essere un prodotto, che sia il migliore. – Spesso chi è in affari non vede in te un essere umano, ma un prodotto, un bene economico; ma tu, come essere umano, hai il diritto di essere il miglior stramaledetto prodotto che abbia mai calpestato questa terra e di lavorare tanto duramente da costringere quelle persone ad ascoltarti. Hai un dovere personale nei confronti di te stesso, quello di renderti il miglior prodotto possibile, alle tue condizioni: non il più grande o il più riuscito, ma quello di qualità migliore. Mantieni ben salda questa convinzione, e tutto il resto ti arriverà.” Bruce Lee

Niente è più prezioso di una raccolta di libri ancora da leggere” John Waters.

“La distanza e la differenza sono lo stimolo segreto della creatività. Quando si arriva a casa, la casa è ancora la stessa. Ma la mente non lo è più, e questo cambia tutto. Jonah Lehrer

“La vostra angoscia è reale.

E’ l’angoscia data dalla possibilità, dalla vulnerabilità, dal rischio. Se non l’avvertite più significa che avete perso la vostra migliore occasione per fare la differenza. Il modo più facile per non sentirla è sedarla, trovando un lavoro che vi anestetizzi. Ma presto, così facendo, l’angoscia dell’artista sarà sostituita da un altro tipo di tormento, quello dell’ingranaggio, quello di chi capisce che sta sprecando i propri talenti e che il futuro non è più nelle sue mani. Il gioco non vale la candela. Per usare un’espressione di Joseph Campbell, si fa arte “per sperimentare di essere vivi”. L’alternativa è farsi anestetizzare, cullarsi nella falsa sensazione di sicurezza offerta da un impiego ben pagato in cui eseguire gli ordini di qualcun altro. Questa inquietudine fa parte della vita. L’arte racconta la vita. Come i cosiddetti “scatti di crescita” per gli adolescenti, così per noi è inevitabile l’angoscia di affrontare il vuoto in cui vive l’arte, è il nostro modo di crescere e diventare migliori” Seth Godin

La luce, come il vino, oltre ad avere molte classificazioni e caratteristiche non permette gli eccessi. La combinazione di diversi tipi di LUCE in uno stesso spazio, in eccesso, come il vino, annulla la possibile qualità del risultato.” Alberto Campo Baeza .

“Sempre di nuovo mi imbatto in costruzioni create con lo sforzo e l’esplicito desiderio di produrre delle forme originali – e rimango irritato. L’architetto che costruisce oggetti di questo tipo, pur essendo assente, mi parla incessantemente attraverso ogni dettaglio dell’edificio, dicendomi sempre la stessa cosa che finisce rapidamente per disinteressarmi. La buona architettura è intesa a ospitare l’uomo, a lasciarlo abitare in essa sperimentandola, e non è intesa a stordirlo con le chiacchere. Peter Zumthor

L’organizzazione fa sì che un sistema composto da molti elementi appaia costituito da pochi” John Maeda

Evita i libri spazzatura. Talvolta anche un romanzo da due soldi contiene insegnamenti di valore, ma non perdere tempo con libri dozzinali solo per verificare se è così. Di certo puoi trovare un tozzo di pane nel bidone dell’immondizia, ma personalmente non andrei a scavarci dentro.” Jim Rohn

“Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai, dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi. – Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta nè fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che si incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada, ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto” Italo Calvino

“Dovrei definire prima di andare avanti, che cosa intendo per “passione”. Sono sicuro di averlo già fatto capire a sufficienza. Ma se occorre una definizione più precisa eccola: intendo per “passione la capacità di resistenza e d rivolta, l’intransigenza nel rifiuto del fariseismo, comunque mascherato; la volontà di azione e di dedizione, il coraggio di sognare in grande, la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto com’era prima: il coraggio di dire no quand’è necessario, anche se dire di sì è più comodo, di non fare come gli altri, anche se per questo bisogna pagare un prezzo.” Gianni Rodari

Bene direi che ti ho dato abbastanza materiale su cui riflettere durante le vacanze 😉

E se ti stai ancora chiedendo che aspetto avesse quell’angolo che mi ha commosso ora te lo mostro.

Per oggi è tutto.

Come sempre, un abbraccio, e vai piano.

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